La Mostra OPEN
Fonte: Il Gazzettino

Mercoledì, 24 Settembre 2003
 

LA MOSTRA "OPEN" 
L'arte all'aperto al Lido di Venezia

Lido di Venezia.
Il divorzio era nell'aria. Era destino che al Lido cinema e arte non andassero d'accordo. Quest'anno infatti la sesta edizione di "Open" non ha potuto usufruire, malgrado il suo carattere no-profit, degli spazi all'aperto sul lungomare lidense. L'invadenza della kermesse cinematografica e un po' la taccagneria del Comune hanno impedito l'istallazione prevista di grandi opere all'aperto. In compenso "Open" ha scoperto un nuovo spazio ideale per l'arte: la nuova struttura de ll'ex Blue Moon ora chiamata ufficialmente Bucintoro. Chi avrebbe pensato che il "capriccio architettonico" dell'architetto De Carlo si sarebbe prestato così bene ad ospitare la maxi-arte! Paolo De Grandis , l'ideatore di "Open", ha colto nel segno. Nello stravagante, ma tutto sommato ben congengnato padiglione che si protende (e si protenderà ancor di più il prossimo anno) sul mare, troviamo una decina di sculture tra cui spicca, per evidenza visiva, il bambolotto gigante che, tutto nudo, piange sulla terrazza: è un'opera di Gaetano K. Bodanza, già esposta due anni fa alla Biennale. Accanto, quasi a voluto contrappunto, spicca l'enorme sfera ferrigna del giapponese Kuma. Più a lato Dennis Hopper (ricordate "Easy ride r") ha istallato venti gigantografie dedicate ai "grandi" del cinema. Il panorama, è tutto così: stravagante e imprevisto, come del resto lo stesso padiglione, che ricorda i futuribili progetti architettonici degli anni Dieci (da Sant'Elia a Pevsner). Il raccordo col cinema è preso ogni tanto per la coda: ad esempio il Gran Premio è andato al regista giapponese Takeshi Kituno, il quale, l'ha ricevuto direttamente nella cerimonia inaugurale mandando invece il suo produttore a ritirare l'altro premio alla Mostra del Cinema. C'è anche Gina Lollobrigida con le sue manierate sculture in bronzo (discutibili ma tecnicamente ben eseguite). L'arte minimal è rappresentata tra l'altro da un grande legno estrosamente inciso dal cinese Hsiao Chang Cheng. Ci sono anche alcuni happenings come quello dell'iraniano Ahmad Nadalian, il quale ha inciso alcuni scogli sulla spiaggia e disseminato sulla sabbia circostante alcune pietre dai significati arcani. Interessanti anche alcune sculture disseminate nel parco a negli edifici degli alberghi Excelsior, Des Bains e Hungaria. Nel complesso una mostra brillante, anche se incompleta e privata di quella vetrina naturale che era il lungomare. Si arriva fino al Piazzale Santa Maria Elisabetta dove lo spagnolo Angel Orensanz ha istallato una specie di totem surreale in ferro, che fortemente contrasta con la modesta architettura circostante.

 

Paolo Rizzi