UNA CINA PIÙ APERTA AL MONDO?
Fonte: gazzetta di sondrio

Una Cina più aperta al mondo?
di Maria De Falco Marotta - Antonio De Falco

A COLLOQUIO CON Zhang Jianda
Ad Open 2003 ARTE E CINEMA(Lido di Venezia), come apertura di nuove frontiere espressive, hanno partecipato, per la prima volta, artisti provenienti da ogni dove dell’Asia, compresa la Cina, con Hsiao Chang Cheng (Guilin Yuzi Paradise, Repubblica Popolare Cinese),
Al ricevimento in loro onore, abbiamo potuto parlare con il Primo Segretario, Dott. Zhang Jianda dell’Ufficio Culturale dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese nella Repubblica Italiana, per avere notizie “politiche” su quello che si dice sulla Cina “globalizzata”. Sembra, secondo le sue dichiarazioni che tutto fili per il meglio(sic!) e mai il suo Paese si è mostrato ostile agli altri( e ci vorrebbero tutti i rumori dei nostri eroi fumettistici per manifestare il dissenso su tale “coraggiosa” affermazione, visto le notizie “altre” che abbiamo della Cina).

Domande & Risposte
- Signor Segretario artisti cinesi partecipano ad Open2003.
Come mai la Cina si sta aprendo a manifestazioni di questo genere nei paesi occidentali?
Ciò accade perché in Cina c’è apertura e libertà per ogni tipo di arte. Prima si privilegiava l’arte grafica, ora c’è partecipazione a tutte le manifestazioni moderne, ovunque siano. Ciò significa anche passaggio della Cina verso il mondo.
E’ sorprendente che la Cina si sia allargata al mondo occidentale. Questo miracolo, se vogliamo chiamarlo così, a cosa è dovuto?
Tutto dipende dalla politica di apertura del governo cinese. Già all’inizio degli Anni Settanta la Cina ha cominciato la riforma economica, con un’apertura all’estero. Non solo nel settore economico- industriale, ma anche in quello culturale per imparare tutte le cose buone ed utili
dai vari paesi da adattare al nostro popolo. Ora questa tendenza è molto forte
- In Cina vi sono più tradizioni religiose( universismo, taoismo, confucianesimo, buddhismo…). Cosa possono offrire gli occidentali a voi e cosa questi possono attingere dalla vostra vastissima cultura?
In Cina c’è la massima libertà di credere ad ogni religione e anche il governo non interviene in merito. Gli occidentali debbono, pertanto, recepire questo spirito di libertà che circola tra le genti cinesi. Non si esclude la possibilità di scambio tra le religioni ed i loro rappresentanti. Come non si esclude l’influsso benefico delle nostre tradizioni culturali sulla cultura occidentale, specie per il valore della famiglia. Nell'ultimo decennio, grazie a inchieste e ricerche di attenti studiosi, si è fatta strada la convinzione che nello studio della religione vanno privilegiati i fenomeni sociali, cioè l'esperienza della gente, per capirne l'impatto anche nella nuova economia di mercato. Attualmente gli studiosi del settore si augurano che alla ricerca possano partecipare anche esperti provenienti dagli stessi ambienti religiosi. Ultimamente la diocesi cattolica di Pechino ha potuto costituire un Istituto di Studi su Cristianesimo e Cultura: così studiosi cinesi e cattolici impareranno assieme le relazioni fra il cattolicesimo e la cultura cinese.
- Qual è attualmente, la vostra considerazione della famiglia? E i giovani come reagiscono?
Noi non mettiamo tutto sullo stesso piano. La famiglia tuttora riveste un peso fondamentale nella società. I giovani riscoprono nella famiglia i valori maggiori, tra cui la cura degli anziani. Ciò non viene fatto come un peso familiare, ma come un sentimento naturale, un dovere. Questo in Cina discende dal fatto che i giovani difficilmente si allontanano dal loro nucleo familiare, così che l’affetto- rispetto cresce con loro, perciò è del tutto naturale che poi essi si prendano cura dei loro genitori.
L'istruzione lasciataci da Confucio oltre 2000 anni fa: "L'uomo benevolo ama gli altri" vale anche oggi. Se ognuno seguisse la regola di Confucio di non fare agli altri ciò che non vuole per sé, tutti si sacrificherebbero un po' ma tutti ne avrebbero beneficio.
- Cosa ci dice in merito alla politica di pianificazione delle nascite?
E’ una politica dovuta alla necessità di non esasperare il contenimento della popolazione in un’enorme crescita. Tutte le coppie rispettano tale politica, limitando la procreazione a uno due figli al massimo, specialmente nelle campagne, per motivi di collaborazione lavorativa. Il governo di Pechino, infatti, da quest’anno, ha autorizzato la procreazione di due figli, perché è capitato che una coppia di sposi fosse formata da due figli unici( e ciò neanche è utile per il progresso del nostro Paese).
Ed ora una domanda più spinosa. Il governo cinese perseguita ancora le religioni e le sette come il Falun Gong. La vostra conclamata libertà per ogni culto, dove va a finire?

In Cina godono tutti di libertà di religione. Per quanto riguarda il Falun Gong, è perseguitata per la ragione che questa pseudo- religione, è un’associazione malvagia, satanica che tende solo ad ingannare la gente. Quindi, non è da considerarsi religione. In Cina si sono verificati molti casi di persone che abbracciano questa religione e poi uccidono moglie, padre, madre. Abbiamo prove di ciò.
- E per quanto riguarda la libertà della gioventù?
La gioventù è stata spesso ossessionata e manovrata da gruppi che volevano la caduta del governo. Gli studenti credevano a quello che veniva inculcato da queste persone e compivano atti scellerati, per cui il governo è stato costretto ad adottare misure adeguate per tornare alla normalità.
Tutto questo credo sia nato dal fatto che mancava la comunicazione e, quindi, c’era una situazione di crisi dovuta all’isolamento culturale. In ogni caso, gli interventi del governo non possono considerarsi motivi di oppressione, ma ristabilimento dello status quo.
- Ora i confini si sono aperti. Lei afferma che in Cina c’è la massima libertà per alimentare lo scambio economico- culturale con l’occidente. Cosa si può prevedere?
Spero che l’Italia e la Cina possano anche in avvenire collaborare per scambi culturali ed economici. Il mio Paese nutre un grande interesse per l’Italia, così ricca di storia culturale ed economica.
Insomma, la globalizzazione ha infettato anche voi. Per voi è un bene?
Sì e credo che gli scambi culturali siano prevalenti.