ITALIA - EMANUELA RIZZO
Emanuela Rizzo propone un interessante recupero del rapporto spazio-immagine che indicativamente denomina Souvenir d’espace. Souvenir come ricordo del luogo, topos utilizzato nell’antica arte della memoria, come richiamo alle immagini le quali a loro volta rimandano ai fantasmata che consentivano all’antico retore classico e poi medievale di esprimere i suoi concetti, o, ancora più creativamente, di alimentare l’effetto caleidoscopico dell’indispensabile immaginazione poetica. La mnemotecnica, così come l’ha mirabilmente ricostruita nei suoi studi Frances A. Yates, costituisce un antichissimo metodo di apprendimento pedagogico, improvvisamente svanito con la morte di Giordano Bruno che consentiva, come in un ideale teatro della memoria, di collegare in termini sapienziali le diverse conoscenze dei più disparati ambiti disciplinari. Nel suo progetto en plein air, Emanuela Rizzo s’ispira alchemicamente a tali inediti contenuti. Più precisamente concepisce, per l’occasione, una sorta di cuscino d’aria contenente dell’acqua e all’interno del quale è infilato un foglio di carta. Ogni bolla d’aria è giustapposta sopra una struttura in ferro collocata all’interno dello spazio che il medesimo disegno riproduce. L’opera vive lo stesso processo di trasformazione della natura nella quale è inserita. Ogni bolla d’acqua ha al suo interno un microclima specifico. Il foglio di carta bagnato dall’acqua ne modifica la forma, l’acqua evapora, mentre il polietilene si deteriora. Il disegno riproduce l’immagine reale dello spazio in cui è posto, come se fosse una cartolina, riproduzione fotografica usata di solito per mantenere vivo il ricordo di un luogo, di una città. Esiste, dunque, una stretta relazione tra l’immagine reale e quella disegnata, come tra lo spazio reale e la bustina che in parte lo contiene. L’immagine è racchiusa nello spazio della bustina, in essa il fuori diventa il dentro e viceversa. Da qui le possibilità delle relazioni infinite che potrebbero rivelarsi in un processo analogico non consunto né deteriorato.
Testo a cura di Saverio Simi de Burgis