Cina - Ma Han

Ma Han è stato reso famoso dai Ma Han Symbol, composizioni in cui centinaia di migliaia di figurine di minuscoli esseri umani delle dimensioni di chicchi di riso combattono, si accoppiano, soffrono, muoiono, creano in pochi metri scenari immani che riflettono la percezione dell’uomo perduto nella massa: una visione innovativa e traumatica con cui Ma Han contribuisce alla corrente della nuova arte cinese indipendente, rappresentata alla 54. Biennale d’Arte dallo stesso Ma Han e da altri dodici artisti nell’evento collaterale Cracked Culture? The Quest for Identity in Contemporary Chinese Art.

Un altro oggetto ricorrente nel suo lavoro, fin dagli anni degli studi, è la bottiglia di plastica vuota e appallottolata: usata e gettata via, trascurabile e insignificante eppure indistruttibile per centinaia di anni, e quindi ironicamente destinata a diventare un monumento del nostro tempo, potente simbolo dello spirito del consumismo e dell’usa e getta. Ma Han ha tradotto questa bottiglia vuota e appallottolata in una scultura gigante d’acciaio: un vero monumento, che rende maestoso e spettacolare questo comune simbolo di un effimero che effimero non è. Così come in acciaio ha tradotto, più recentemente, il suo simbolo al momento più caratteristico, la camicia volante: nel 2009, per una personale al Found Museum di Pechino, Ma Han ha immerso centinaia di camicie nere da uomo nell’amido e poi, dopo averle disseccate nella posa voluta, le ha fatte volare in uno stormo infinito, minaccioso e potentemente fantastico, come pipistrelli sulla testa della gente, come locuste, in una grande installazione dal simbolismo volutamente indefinito ma dal possente e spettacolare impatto scultoreo.

Adesso anche la camicia che vola, come la bottiglia di plastica, subisce una trasmutazione in acciaio e atterra in vari luoghi nel mondo, dilatando il messaggio dell’installazione originale a una dimensione planetaria.

 

Testo a cura di
Gloria Vallese