CINA - YI ZHOU
Nel suo ultimo video di animazione 3-D The Greatness, l’artista multimediale Zhou Yi fa compiere allo spettatore un viaggio di andata e ritorno all’inferno. Sfruttando riferimenti visivi di sue opere precedenti ispirate a La Divina Commedia dantesca accompagnati da frammenti di colonne sonore e melodie inedite tratte dagli archivi del compositore italiano Ennio Morricone, la nuova opera atmosferica è al tempo stesso bella e inquietante.
“Volevo riprodurre una sequenza di sogni o incubi. La colonna sonora contribuisce anch’essa ad arricchire il messaggio, le sensazioni che intendo trasmettere… un viaggio di andata e ritorno dall’inferno; questa era la mia idea”, dice l’artista trentunenne.
The Greatness rientra nel continuo approfondimento di Zhou dei temi della morte e dell’aldilà, argomenti che i cinesi considerano tabù. L’artista ritiene che soltanto confrontandosi con l’ignoto è possibile superare la paura dell’inevitabile.
Zhou ha iniziato a creare una serie di sculture e installazioni video cinque anni fa partendo dalle sue interpretazioni del paradiso, del purgatorio e dell’inferno. Ciò che ha condotto l’artista verso il capolavoro dantesco risalente al XIV secolo, che descrive il viaggio di un uomo dall’inferno al paradiso, non è soltanto la scrittura poetica, bensì anche l’universalità dei suoi temi.
Zhou afferma di essere stata affascinata “dall’idea della morte, l’idea della paura e l’idea di come immaginiamo la nostra vita dopo la morte” perché sono terreno fertile per la sua fantasia.
Apories, del filosofo francese Jacques Derrida, testo che ha riletto lo scorso anno, ha riacceso il suo interesse, specialmente per la paura della morte: “Il testo descrive l’idea della morte e… quando pensiamo al momento del trapasso, l’idea del perché ne siamo spaventati.
Sembra essere un ostacolo. Aporia deriva dal greco aporia, passaggio impraticabile, strada senza uscita, qualcosa che non abbiamo mai affrontato, che dunque non conosciamo, e il fatto che sia un elemento ignoto… accresce la nostra paura perché nessuno potrà mai fornircene una descrizione compiuta.
Quando ho letto il libro mi ha dunque aiutata ad… avere meno paura dell’idea, che è più una costruzione umana dell’idea della morte. Se lo guardiamo in maniera diversa, lo interpretiamo come un confine tra due sfere, [la morte è il momento in cui] si valica questo confine”.
Testo a cura di Kevin Kwong