: Cipro
Catselli Trachoniti Kakia
"Aphrogennimeni" – nata dalla schiuma: uno degli epiteti della dea greca Afrodite (“nata dalla schiuma”), nata, secondo un mito, dalla schiuma del mare, vicino Cipro. In tempi recenti, soprattutto nell’era post-coloniale, Afrodite è stata parte integrante dell’autorappresentazione collettiva greco-cipriota, specialmente nei confronti degli outsider. In una comunità cristiana (prevalentemente greco-ortodossa), una divinità pagana può solo essere un riferimento “culturale” superficiale, soprattutto a fini turistici. Eppure, al tempo stesso, Afrodite è un frammento di una costruzione ideologica più ampia, che si richiama ad una “continuità” culturale secolare “inviolata”. L’“Afrodite” di Kakia Catselli-Trachoniti, nella sua installazione "foam birth", insidia gli stereotipi dominanti, si astiene dal partecipare ai dibattiti prevalenti e si richiama ad una diversa (parte della) tradizione. In luogo dei prototipi visivi ipersfruttati, come la statua di Afrodite ellenistica del I secolo a.C. di Soloi, sulla costa occidentale di Cipro, o la più famosa "Venere" di Botticelli – la figura femminile di Kakia Catselli-Trachoniti è “generica”: un manichino – come quelli utilizzati dalle sarte – senza braccia e senza testa (forse un riferimento a statue antiche in parte danneggiate, come la succitata "Afrodite" ellenistica), realizzato in schiuma a pressione plastificata (riferimento parimenti indiretto, questa volta alla nascita mitologica della dea). La figura spicca da una piattaforma ricoperta una pavimentazione il cui disegno ricorda quello utilizzato nelle abitazioni cipriote durante la maggior parte del secolo scorso, intridendo ulteriormente l’installazione di una certa “familiarità”. Come un simbolo sacro astorico, indifferente alle offerte della gente, ma in procinto di riceverle, come una donna sul punto di provare un abito non ancora terminato, come una superficie bianca che ha bisogno di essere iscritta, la figura in rilievo si erge immobile. Man mano che viene vestita, viene iscritta. Il suo abito in plastica – una sorta di copertura-rifugio – è decorato con motivi floreali schematici, colorati, motivi copiati da quelli utilizzati nella vecchia tradizione della fattura delle "mandilas" [mandila = (testa) sciarpa, fazzoletto da capo, mantiglia]. Ora, a Cipro, la tradizione delle "mandilas" è estinta. Era una vecchia tradizione custodita da piccole aziende a conduzione familiare, ciascuna delle quali salvaguardava i propri segreti per la fabbricazione delle tinture con le quali erano colorati i motivi organici dopo che i loro contorni erano stati impressi sul tessuto utilizzando stampi in blocchi di legno ("manas"). L’intero processo somigliava al lavoro svolto nel laboratorio di un alchimista medioevale e la protezione dei “segreti” dell’arte ha contribuito alla scomparsa della tradizione. La "mandila" era parte integrante dell’abbigliamento delle donne (e occasionalmente degli uomini) e spesso era veicolo di vari simbolismi. Tra i suoi utilizzi pubblici vi era un breve rituale (ancora in uso) nel quale i genitori passavano una "mandila" attorno alla vita della sposa e dello sposo a simboleggiare il legame familiare e la benedizione trasmessa alla giovane coppia. In altre occasioni, indossare una "mandila" nera era segno di lutto e dolore. A questa tradizione si richiama l’opera di Kakia Catselli-Trachoniti. La sostituzione della plastica al tessuto per l’“abito” allude alla morte dell’elaborato procedimento-rituale manuale di fattura della "mandila", ma, nel contempo, rappresenta una forma di resistenza allo sfruttamento a piene mani, nostalgico, ispirato ai cliché e, dunque, superficiale, del passato locale. L’intera costruzione, invece, aspetto sottolineato dalle ampie stampe sospese in guisa di palinsesto ad un palo posto accanto alla “figura” principale dell’installazione, funge da veicolo della memoria personale, una memoria che inevitabilmente contiene aspetti della coscienza collettiva (ma anche dell’inconscio), pur opponendo resistenza ai discorsi collettivi, egemonici. Nonostante i riferimenti apparenti alla tradizione recente e alle presunte allusioni all’antica mitologia, "foam birth" resta ostinatamente personale, ma non per questo ermeticamente sigillata: è un’opera aperta che stimola incontri e scambi individuali, interpersonali.
Curatore: Antonio Danos, Assistente Professore - Dipartimento di Arte e Design - Intercollege - Nicosia - Cipro
Testo a cura di Antonio Danos, Assistente Professore - Dipartimento di Arte e Design - Intercollege - Nicosia - Cipro
Con il supporto del Ministero per l'Educazione e la Cultura - Servizi Culturali, Cipro
Ringraziamenti: Abacus Limited, Catselli Plastics