L’invasività di questa videoinstallazione, che volutamente non si circoscrive a un luogo riservato, ma dilaga trasversalmente sul mondo reale e sull’altra arte, macchiando ogni cosa con le sue silhouette nere di aerei, elicotteri, immagini di portaferiti ecc., è in rapporto con l’esperienza quotidiana della guerra, che invade attraverso la televisione i momenti più disparati delle nostre giornate, piegando le coscienze all’assuefazione, a una frustrante sopportazione, a un cattivo senso d’abitudine e di inevitabilità. Con quest’opera, Giuseppe Vigolo torna sul suo tema preferito, il tragico paradosso della guerra, già trattato in forma altamente originale in altre occasioni. "Weapons", installazione presentata in occasione di OPEN 9 nel 2006, giocava in forma ironica a partire da un genere ben noto al pubblico, quello delle presentazioni museali: il "museo" costruito da Vigolo in quell’occasione esibiva dei fossili assai singolari, pietre spaccate che mostravano al loro interno tracce non di pesci, vegetali o insetti, ma di armi, fucili, pistole, mitragliatrici, bombe. C’era anche l’uovo gigante di un animale misterioso che, aprendosi, lasciava vedere al suo interno l’embrione di un carro armato. L’idea, chiarita dalla didascalia museale che accompagna i "reperti", è che l’aggressività umana è antica, antica come le montagne e anche di più, visto che risale agli esordi stessi della vita. Queste armi sofisticate e moderne, che scopriamo qui con sorpresa inscritte nel cuore della pietra, sono in realtà a tutti gli effetti residui di un’antichissima preistoria, retaggio di un'umanità bestiale che, con misterioso effetto di trascinamento, conserva la sua predisposizione alla violenza identica, immutata, fin dentro la nostra epoca altamente evoluta. Ai meravigliosi progressi della tecnologia e della medicina non ha fatto riscontro alcun mutamento nella logica perversa delle armi: l’idea di congegni concepiti per dilaniare in pochi secondi degli esseri cresciuti per lunghi anni, condotti pazientemente dai comportamenti più dimessi fino alla parola e al pensiero, non è stata ancora rigettata, nemmeno intaccata in alcun modo; anzi la tecnologia e la scienza non fanno che rendere questi prodotti sempre più efficaci e micidiali, e i media, inducendo assuefazione alle atroci immagini connesse, lavorano a rendere chi non è direttamente coinvolto nella tragedia della guerra sempre più passivo e indifferente.
Testo a cura di Gloria Vallese