Cina
Liu Jianhua
Conservato con il fuoco
Dalla fine della guerra cino-giapponese nel 1945, la Cina è libera da aggressori esterni. Eppure, non ha cessato di vivere ondate di sconvolgimento di grandezza epocale con sorti alterne per il paese. Una caratteristica comune distintiva nei decenni è stata la cancellazione incessante della memoria storica, che si trattasse di un passato prossimo o remoto, radicato nei costumi o acquisito attraverso l’indottrinamento, con un oblio imposto dallo Stato o volontario; tutto, eccezion fatta per il potere in carica, quale che esso sia, viene rivisitato e il vecchio è invariabilmente spazzato via nel momento in cui giunge il suo tempo. Questa è la nuova Cina, che guarda al futuro, dimentica senza rimpianti del passato. Molto si parla della storia passata e delle epoche gloriose, ma i resti fisici di ciò che li lega al presente sono stati diligentemente cancellati. Il lustro del “futuro che sarà” giustifica i polverosi siti di sviluppo, gli ingorghi di traffico e i nuovi condomini monocorde. Per un paese che, dopo decenni di lotta ideologica, si è finalmente assestato incoraggiando i cittadini ad occuparsi del proprio benessere personale, questo euforico ottimismo è comprensibile. Ma, per quanti si sono preoccupati per l’inesorabile perdita di patrimonio culturale spazzato via, un gesto politico dopo l’altro, la situazione è disperata. La perdita di artefatti fisici e stili di vita è molto diffusa in un’epoca prodigiosamente produttiva come la nostra, ma, nel caso della Cina, preoccupano il ritmo e l’entità del cambiamento, come anche la convinzione generale che sradicare un patrimonio tanto gelosamente custodito dai nostri antenati sia adesso cosa inevitabile, se non addirittura giusta. Molti artisti si sono espressi sul fenomeno e le opere d’arte sull’identità, la memoria e la coesione sociale sono ormai numerose nell’arte contemporanea cinese. Nel caso di Liu Jianhua, il suo legame emozionale con alcuni ricordi particolari del passato si riflette nel materiale scelto, la porcellana. Attraverso questo materiale originario, tranquillizzante, Liu si riallaccia alla storia del suo elegante passato esprimendo il proprio sentimento di vacuità e disperazione di fronte alla perdita di un ambiente familiare. Liu ha studiato arti ceramiche all’università di Jindezhen, capitale storica cinese della porcellana. Suo zio da parte materna è accreditato come maestro nazionale di scultura in ceramica. L’attaccamento di Liu alla ceramica è dunque più che utilitaristico poiché, in tal modo, può tornare a Jindezhen quale radice del suo immaginario artistico e rete sociale originaria della sua carriera. Nel 2003, per celebrare il millenario della fondazione della città, il governo ha deciso di ristrutturarla radicalmente, demolendo e ricostruendo il centro storico, nonché abbattendo tutti i vecchi alberi che fiancheggiavano la via principale. Jindezhen, che prima aveva l’aspetto di una sonnolenta cittadina artigiana, i cui abitanti bighellonavano lungo il viale all’ombra dei grandi alberi, promette dunque di diventare una città moderna soffocata dall’impietosa calura estiva e da prevedibili, banali grattacieli. Liu è stato devastato da questo cambiamento senza sapere come manifestare il proprio disappunto. Gli sono mancati soprattutto gli alberi, specialmente quando li ha visti giacere in tronchi lungo il viale. Ha avuto l’impressione che, nell’arco di pochissimi anni, la città si sia trasformata, per evaporazione, in una nuova città cinese non descrittiva completamente diversa e, cosa ancora peggiore, il tutto sia accaduto col pretesto di una celebrazione culturale della sua storia. Gli alberi, ora fusi nella porcellana, sono frutto di questa frenesia di ristrutturazione. Liu li ha visti sotto forma di tronchi e, per ricordare la sua città, così ha voluto riprodurli. La fredda indifferenza del materiale, la sua tonalità perfetta e la sua superficie uniforme, la presenza esatta ma informe, tutto concorre a descrivere il sentimento che l’artista prova ripensando alla sua città perduta e al suo senso di comunità. Questa opera si inserisce, di fatto, nell’ampia serie di oggetti quotidiani di uso domestico realizzati in porcellana bianca nel 2003, opera eseguita da Liu quale contributo alla prima partecipazione ufficiale della Cina alla Biennale di Venezia nel 2003. La mostra non ha avuto luogo a causa della SARS e i lavori sono stati successivamente proposti ad un’esposizione estemporanea in Cina. Questa estate, Liu può finalmente realizzare il suo sogno di portare la sua arte a Venezia e, per questo, ha scelto i tronchi della sua amata città.
..:: Curatore Chang Tsong-zung
Dichiarazione dell'artista
Questa opera è stata realizzata tra il settembre 2003 e l’aprile 2004 mediante fusione diretta di tronchi di alberi abbattuti in città. L’opera è in porcellana.
Nel settembre 2003, stavo realizzando a Jindezhen altre opere, quando, mio malgrado, mi sono trovato coinvolto in una nuova frenesia di ristrutturazione della città. Jindezhen si stava preparando alla celebrazione del millenario della sua fondazione e ovunque erano in corso opere pubbliche. La città era invasa dai bulldozer; per le strade e i vicoli giacevano vecchi alberi abbattuti. Il centro storico, che vanta duemila anni di storia, si era improvvisamente trasformato in un enorme sito di sviluppo. La polvere spazzata dalla brezza feriva gli occhi e la bella città nella quale avevo trascorso la mia infanzia, la mia adolescenza, gli anni dei miei studi universitari, si era bruscamente trasformata in un altro luogo. La strada che porta alla fabbrica dove sono solito creare le mie sculture era cosparsa di tronchi d’albero; i lotti edificabili erano in stato di abbandono. Ancora oggi, il ricordo di quella vista ferisce il mio sguardo. Prima, eravamo orgogliosi di vivere in un paese con una lunga storia e un profondo rispetto per i propri costumi. Dalla fine degli anni Ottanta, invece, la cosiddetta “internazionalizzazione” delle città secondo schemi di rapido sviluppo economico ha fatto schierare la gente contro la cultura tradizionale e il suo stesso ambiente di vita. I nostri cuori sono diventati sempre più vuoti man mano che la gente è diventata sempre più sfiduciata. Il perseguimento del nuovo ci ha sradicati. Oggi, visitando qualsiasi città del paese, proviamo solo un “ricco” sentimento di identità, laddove per identità intendo l’identificazione di tutte le città della Cina, sia a livello esteriore che interiore, mentre i rapporti tra le persone si sono raffreddati, raggelati. Ecco il sentimento che ha ispirato la creazione di questa opera.
..:: Liu Jianhua
Giugno 2004
::. Special thanks to Hanart TZ Gallery