: Italia
Giuseppe Linardi

Decostruendo e sovrapponendo singoli elementi formali, i dipinti di Linardi recuperano una lettura icastica solo se osservati da una certa distanza, dalla quale è possibile ricostruire forme riconoscibili come scenari urbani o episodi di vita contemporanea. Lo stesso procedimento sembra caratterizzare la sua ricerca plastica. A una certa distanza, la monumentale scultura che viene presentata ad OPEN2OO6 è facilmente riconoscibile. E' un "Mickey Mouse", una gigantesca "icona pop" il cui valore sembra riconducibile ai principi ormai consolidati dell'arte di appropriazione, in cui gli oggetti e le immagini vengono tolti dal loro contesto culturale di origine per essere trasferiti fuori dal circuito pragmatico e riproposti con altri significati. Il "Mickey Mouse" di Linardi, però, non è la semplice versione ingrandita di un giocattolo - come i celebri "Popples" di Jeff Koons, o "Hymn" di Damien Hirst - ma rappresenta la personale interpretazione ricostruttiva di un eroe dei fumetti che siamo abituati a pensare in forme bidimensionali, contenute e vivacemente colorate. Personale ricostruzione che si esplica in una astratta monocromia, a rivestire un nucleo iconico sezionato da invisibili piani trasversali, rigidamente verticali o orizzontali, che ne frammentano l'unitarietà di immagine. Le cesure non seguono i moduli figurativi (braccia, testa, gambe..), ma scompongono il soggetto in modo tale che, da vicino, la visione d'insieme ne risulta compromessa e alterata, priva di riconoscibilità ed ambigua. Linardi esercita così un'azione critica - seppur minimalista - e in questo modo, opponendosi alla neutralità ideologica della pop art e all'anestesia della soggettività dell'artista, rivendica la necessità di ribellarsi all'apparenza omologata dei modelli imposti dai mass media.

 

Curatore: Paolo De Grandis

Testo a cura di Mauro Papa