Singapore
Tan Swie Hian

 

Fa Gao

Nato nel sud della Cina e portato dai progenitori a Singapore e nell’intera regione, il Fa Gao (dolce della prosperità) è l’offerta più diffusa e benaugurante per tutti i riti cinesi. Fatta di farina lievitata e zucchero grezzo, la pasta, cotta a vapore, cresce a forma di quadrifoglio assumendo una colorazione marrone dorata. Si ritiene che questo dolce, dal gusto squisito, porti fortuna, ricchezza, longevità e felicità. Per fare un buon Fa Gao, la purezza fisica e mentale del pasticcere deve essere assoluta.

 

Tan Swie Hian, Il colibrì di Singapore

SINGAPORE, 14 gennaio (UPI) – Il celebrato artista/filosofo di Singapore Tan Swie Hian sarà presto insignito di un altro prestigioso riconoscimento. Il 28 gennaio, il Forum economico mondiale gli assegnerà, assieme all’attrice Julia Ormond e al direttore della New York Metropolitan Opera Orchestra James Levine, il “Crystal Award 2003” per il suo eccezionale contributo alla comprensione interculturale. Tan è spesso stato definito un uomo del Rinascimento. Non è solo poeta e filosofo autore di innumerevoli saggi e romanzi, ma anche artista versatile perfettamente a suo agio con una grande varietà di mezzi tra cui pittura, scultura, calligrafia e realizzazione di stampe. "Penso che il significato della natura di un riconoscimento possa variare, ma l’intento di chi lo conferisce e il sentimento di chi lo riceve sono sempre gli stessi. Il conferimento ha il senso di un incoraggiamento. Insignire di un riconoscimento e riceverlo significa essere coinvolti emozionalmente, toccati, incitati a procedere con serietà nel proprio lavoro", ha dichiarato l’artista sessantenne a United Press International in un’intervista. Tan ha appena concluso un gigantesco murale smaltato e un’immensa opera calligrafica a pavimento in granito per l’imminente apertura di una stazione della metropolitana nel vecchio quartiere Chinatown di Singapore. Nel suo murale ha assunto un approccio tutt’altro che ortodosso per ritrarre i portatori cinesi, radicati nella storia di Chinatown come divinità greche. "Nessuno vuole essere un portatore. Ho pensato che rappresentarli come portatori sarebbe stato un approccio stereotipato. Cercano di emergere dalle rovine e ciò che ha permesso loro di sopravvivere è stato proprio il loro spirito combattivo", spiega l’artista soggiungendo che essi rappresentano lo spirito combattivo di Singapore, lo stesso spirito tuttora percepibile, uno spirito che è più importante della stessa raffigurazione. Negli ultimi due anni, Tan ha anche lavorato sul primo museo al mondo dedicato all’arte della terra, realizzato negli All Wisdom Gardens, abbarbicato  alla montagna su una superficie di 2 chilometri quadrati a Qingdao, Cina. Ad oggi, è stato ultimato solo un terzo del museo, finanziato da investitori privati e dal governo cinese. "Sto trasformando l’intera montagna in arte seguendo un approccio decisamente ambientalista. Tutta la montagna è un’opera d’arte e rappresenterà l’intera opera di un unico artista", spiega sottolineando che la montagna è anche ricoperta da sue opere calligrafiche e manoscritte. Negli anni, l’artista autodidatta ha collezionato moltissimi riconoscimenti ed encomi per la sua opera. È l’unico artista dell’Asia sudorientale che sia membro corrispondente della prestigiosa Accademia delle arti dell’Istituto di Francia e, nel 1998, è stato scelto dalle Nazioni Unite, unitamente ad artisti consolidati quali Hockney, Christo e Lichtenstein, per illustrare una nuova edizione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Tan, col suo eterno sorriso schivo e una forte dose di umiltà, sembra la personificazione del suo credo buddista. "Gli artisti non dovrebbero essere troppo presuntuosi. Bisogna imparare l’umiltà", afferma Tan. "Il mio messaggio è essere liberi e prendere l’arte per quello che è. Non è onnipotente, ma può essere un arcobaleno che infine porta alla luce bianca". Il buddismo è il filo conduttore più importante che si dipana in tutta la sua vita e che lo ha aiutato a liberarsi la mente. Prima di scoprire l’arte della meditazione buddista nel 1973, l’artista era già famoso e riconosciuto presso i circoli letterari. Si sentiva realizzato, ma non era felice. "Come l’esistenzialista, esisti, ma non sei felice e non sai perché", ride Tan. "Dopo, ero una persona trasformata. È stato uno spartiacque. Ero in grado di amare". Oggi, l’artista, che non ha preferenze di mezzi o colori, solitamente lavora seduto a gambe incrociate sul pavimento con il quadro addossato alla parete. Trascorre i pomeriggi recitando preghiere e meditando, mentre dipinge di notte nel suo studio. Tan crede che la mente di un artista debba essere libera come un colibrì "in modo da poter restare sospesa a mezz’aria come un elicottero e volare in tutte le direzioni". “Tutto si riassume nell’avere una mente libera. Per tutti i buoni creatori, indipendentemente da dove si trovino, anche in prigione, è importante essere liberi nella mente. Questo aspetto è più importante dell’ambiente. Alcuni artisti trovano Singapore soffocante, ma per me non è affatto così", dice. Sottolinea anche, però, che la sua capacità di muoversi attraverso varie discipline gli ha dato una maggiore libertà di esprimersi, poiché può scegliere il mezzo più consono a quanto vuole dire. “Prendiamo gli artisti dell’Europa orientale: non si sono mai preoccupati della censura, hanno danzato con lei. Il mercato si adatta alla tua abilità nel danzare", aggiunge. Di fatto, a Tan poco importa di essere un artista controverso. Ha realizzato nudi in inchiostro cinese, considerati tabù per questo mezzo nella sua cultura, e mantiene fede al suo impegno; la sua passione per le civiltà l’ha indotto ad esplorare le culture dell’India, dell’Asia sudorientale, della Cina e dell’Occidente. "Il caso vuole che io sia cinese, ed è importante nel senso che ho le mie radici. È importante perché, per poter essere interculturali, bisogna avere la forza di assorbire", dice Tan. "Un po’ come le radici di un albero. Bisogna affondare profondamente nella tradizione e, nel contempo, lasciare che i rami si distendano ad esplorare il mondo”.

..::Testo a cura di Sonia Kolesnikov

Corrispondente UPI

Tratto da Life & Mind Desk pubblicato il 14/1/2003

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