FLAVIO LUCCHINI

è invitato alla

54. Esposizione Internazionale d'Arte - la Biennale di Venezia

Padiglione Italia, regione Lombardia

nella grande panoramica sull’arte italiana,

un progetto di Vittorio Sgarbi

4 giugno - 27 novembre 2011

Durante la Biennale di Venezia Lucchini è presente anche con una personale in progress e con una collettiva di sculture a Venezia cui si aggiunge un’esposizione contemporanea a Milano per uno spaccato più completo del lavoro dell’artista.


FLAVIO LUCCHINI

WHAT WOMEN WANT (?)

personale, presentata da Alan Jones

Riva S. Biagio/Arsenale Space

Castello 2145 (Fermata vaporetto: Arsenale / linea 1)

1 giugno- 25 luglio 2011

Vernice 1-2-3 giugno

 

Non debba stupire la nuova visione dell’abito contemporaneo, abituale terreno di indagine e sperimentazione, di Flavio Lucchini. Oggi sono burqa e niqab, dopo gli anni della plasticità haute couture, dell’allegria del teen-dress, della magia dell’oro, di tutti i desiderabilia della modernità che lui ha trasferito dalle pagine patinate dei suoi giornali alla persistenza e all’emozione dell’arte.
Queste donne velate, donne-oggetto molto più di quelle rivestite come bambole dagli stilisti, sono oggi l’immagine più controversa della femminilità, il simbolo di un passato che non svanisce, anzi ritorna imperioso e sembra addirittura segnare un percorso per il domani.
“I miei Burqa sono i fantasmi di un passato che vive ancora oggi e sembra non progredire mai”: Flavio Lucchini le osserva, queste donne misteriose, che anche sotto le fitte coltri azzurre o nere, apparentemente tutte uguali, non perdono invece la loro individualità, il loro essere donne, celate e negate, che rivelano comunque una sensibilità al dettaglio e una irrinunciabile vanità. Le figure nere, eleganti, sembrano posare come su un set di Vogue, i burqa più inquietanti diventano copertine impossibili (o forse possibili?) di testate di opinione, ritratti d’autore o l’ultima proposta di una grande griffe della moda. Il mondo si è fatto piccolo. In un modo o nell’altro quei veli ci inquietano, ci interrogano. Ancora una volta l’abito fa la differenza.

La mostra
Immagini di donna. Sotto il burqa afgano, il niqab mediorientale. Che illuminano, rivelano, riflettono su il misticismo, il fanatismo, l’oscurantismo del presente. E l’insopprimibile voglia di esprimere se stesse.
 

Sguardi velati per le ironiche copertine di riviste di moda o per i poster versione street-art. Moltitudini velate nei cartelloni che ipotizzano un futuro sempre più dominato dall’Islam. Veli che nascondono ma non sopprimono la voglia di femminilità, bellezza, giovinezza e sono discretamente o sfacciatamente decorati, ricolorati, griffati.
 
Grandi quadri digitali, dove il mouse si sostituisce al pennello, l’unicità dell’arte si fa complice della serialità della tecnologia.

Per contrappunto una piccola scultura dorata rappresenta un opulento abito da sera. Potrebbe essere un Capucci, un Dior, un Ferré. E’ il sogno occidentale, l’abito che divinizza la donna, non la opprime.

Crossing di linguaggi: l’arte si interfaccia con la moda, con la grafica, con la pubblicità, con la fotografia, con internet, con Photoshop, con il sociale.

L’artista

Flavio Lucchini è un personaggio della cultura e dell’arte e che ha influenzato la scena creativa ed editoriale milanese fin dagli anni ‘60. Si mette in luce per l’audacia e l’avanguardia del suo lavoro come grafico, come art director, come creatore di importanti testate creando, tra l’altro, mensili di grandissimo successo come Vogue Italia, L’Uomo Vogue, Amica, Donna, Moda, tutte riviste che hanno rivoluzionato l’immagine, i contenuti e il modo stesso di fare editoria influenzando tutti i femminili negli anni ‘70 e ‘80.
L’abito l’ha sempre affascinato, riuscendo a leggere in esso altri e più profondi significati, quasi fosse una metafora di tutti i mutamenti della società e lo specchio della cultura dei popoli. Il suo percorso, fatto di osservazione e conoscenza, l’ha condotto ad indagare la magia e il mistero del vestito dall’alta moda di ieri al burqa di oggi, con tutte le implicazioni che esso comporta, sociali, legali, religiose, comportamentali. Compresa quella di diventare “moda”.

Il catalogo
Non un catalogo tradizionale, ma un tabloid mensile che con il linguaggio dei giornali metta in scena l’artista, l’evento, le opere, lo shooting, i commenti, le critiche, le interviste, le news correlate. Un magazine cartaceo continuamente aggiornato nei contenuti, con uscite periodiche per tutto il tempo della Biennale e una versione on-line interattiva con interventi di blogger e visitatori del sito.

La curatela
La mostra è presentata da Alan Jones, col contributo di altri critici e curatori in via di definizione.

Alan Jones, newyorkese, scrittore, critico e curatore di mostre d’arte, da sempre uno dei massimi conoscitori della scena della Pop Art e organizzatore di mostre presso musei e gallerie di primaria importanza: la Fondazione Cartier a Parigi, il Museo Guggenheim a New York, il Walzer Art Center di Minneapolis, il List Center di M.I.T. ad Harvard, Massachusetts, il P.S.1 del Museo d’Arte Moderna di New York, il New Museum, lo Studio Museum di Harlem, e il Museum for African Art.

Le altre mostre di Lucchini durante la Biennale di Venezia:


-THE SIGN OFF DESIGN, collettiva di sculture, a cura di Luca Beatrice, Editore SlideART

Archivio di Stato, Chiostro SS.ma Trinità, Campo dei Frari, San Polo, 3002 – Venezia

1 giugno/27 novembre
 
-100 ARTWORKS/20 YEARS ARCHIVE, personale, progetto di Gisella Borioli

MyOwnGallery, via Tortona 27 bis, Milano

11 maggio/14 ottobre

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