Grecia - Marios Eleftheriadis
Scorrere e scivolare, un’interpretazione dell’ornamentazione
Si tratta di un’installazione costituita da due tavole da surf contrapposte, tipico mezzo liberato e liberatorio, conficcate nel terreno, immobili, verticali, erette ad annullare ogni viaggio irrealistico per fungere da fondamenta per l’azione congetturale, tributo allusivo all’“utopia” del viaggio, quasi monumenti di azioni assolutamente libere, ossia immotivate.
Utilizzando gli escamotage del richiamo della memoria eccentrica e non convenzionale, le tavole da surf di Marios Eleftheriadis flirtano con la tradizione surreale degli objets de curiosité, iscrivendo nel contempo proferimenti “erotici” nel quadro della contrapposizione amore-odio, tentativo stilistico di un’opera tumultuosa, o un requiem edonistico, bizzarramente tenebroso nonostante l’atmosfera seducente, o forse proprio a causa di tale atmosfera, generata dal bagliore dell’oro, delle perle, dei grani, dei cristalli, delle paillette, delle ambre...
La finzione ottica creata da Marios Eleftheriadis è munificamente e generosamente offerta ad allegorie designanti che classificano i sistemi di pensiero in base alla bellezza, al potere e i suoi trofei, la ricchezza e la sua simulazione, l’ornamentazione e il travestitismo, l’adorazione e i suoi riti… forse anche l’amore, ma pure il rischio della trasformazione di un rapporto in un atto sessuale perverso.
Un modus operandi di estrema diligenza e cura, ma anche, al tempo stesso, un “funerale” dell’Alto e del Basso per ottemperare al patto metafisico secondo cui tutto è probabilmente corretto, nonostante la riformulazione, la riconfigurazione e il riposizionamento degli oggetti o delle mostre, gli attacchi e le composizioni dei materiali scelti, che pongono l’elemento poetico della farsa sotto i riflettori del riutilizzo.
Un’installazione con due tavole da surf contrapposte allestita all’esterno, non in una sala chiusa, protetta, conferisce al tutto un vantaggio morale nella dinamica espositiva per affermare l’opposizione e il contrasto tra gli elementi del “potere” con una retorica particolarmente vivace ed estremamente profonda sull’ornamentazione e l’eccessiva eleganza.
È una composizione scultorea peculiare che costituisce una proposta al tempo stesso artistica e culturale, un commento ammissivo sui simboli della cultura profondamente peccaminosa e, pertanto, colpevole dell’Occidente.
Testo a cura di
Thalea Stefanidou