Ideatore e Curatore
Paolo De Grandis
Ho sempre pensato all'arte come ad una forza indomita in grado di modificare la nostra comune percezione visiva, sonora e mentale e, soprattutto quella contemporanea, già avvezza ad essere bistrattata e fraintesa, come il superamento delle distanze fisiche e mentali della comunicazione.
E così otto anni fa è nata OPEN Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni per sviluppare in maniera approfondita ed a tutto tondo queste mie riflessioni e quelle dinamiche che portano l'arte ad incidere profondamente sulla società. Un'idea per iniziare, per incontrare l'arte quasi per caso, sulle vie o lungo il mare e per poi rimanere piacevolmente stupefatti e magari innamorarsene.
OPEN è un'organismo, un museo a cielo aperto, un parco giochi, un network dove artisti e curatori s'incontrano, lavorando fianco a fianco, scambiandosi ruoli e punti di vista. Una piattaforma internazionale di scambio ed interazione per ripensare e ridefinire lo stato attuale dell'arte. Il Lido di Venezia spicca nella geografia per la sua effervescenza, alimentata da una popolazione giovanile ed in fermento costante. Ovunque si colgono tracce di questo fervore creativo in grado di delineare percorsi alternativi di fruizione fisico-estetica. La città, permeabile ai diversi agenti atmosferici ed antropici, diviene dunque il laboratorio ideale per un'esperienza artistica collettiva. Quando un'opera è collocata all'esterno in una situazione pubblica, diventa importante perchè crea delle relazioni; a volte positive, altre negative, o addirittura aggressive, perchè le persone si trovano di fronte qualcosa di diverso rispetto alla tediosa realtà cui sono abituate. E` proprio questo che mi ha sempre interessato, vedere delle reazioni, cambiare la realtà, inserire nuovi elementi nel nostro linguaggio visuale, far pensare.
Parlare oggi di scultura e di installazioni significa parlare della realtà degli oggetti, dell'uso dei materiali, della ricerca di nuove forme per arricchire il linguaggio della funzione dell'arte e dell'artista, il solo che può allargare la nostra conoscenza della realtà.
OPEN2OO5 è co-organizzata come nelle precedenti edizioni con l'Assessorato alla Produzione Culturale del Comune di Venezia ed in collaborazione con il Centro Italiano per le Arti e la Cultura - Torino ed il Comune di Carrara. È inoltre patrocinata dalla Presidenza della Repubblica, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Ministero degli Affari Esteri, dalla Regione del Veneto, dalla Provincia di Venezia, dal Comune di Venezia e vi aderiscono i Ministeri e le Ambasciate dei paesi partecipanti all'esposizione.
Quest'anno presenta quarantasei artisti provenienti da quattordici paesi. La scelta di dare ampio spazio all'arte italiana non è stata casuale così come il recupero della materia legata per eccelleza al concetto di scultura, ovvero il marmo. I maggiori esponenti dell'arte italiana hanno sperimentato l'inveterata classicità di questo materiale per dar vita a suggestive interpretazioni. Il marmo non è più l'elemento da forgiare, plasmare e domare per assecondare il furor creativo, ma una superficie in grado di svelare le profondità espressive dell'artista. Marmo come superficie per far venire a galla le incisioni, i disegni, i colori. Supeperficie che non si può trattenere ma solo sfiorare, che passa davanti ai nostri occhi come la vita.
Quella di quest'anno è una rassegna variegata, esaustiva nata dalla collaborazione con il Centro Italiano per le Arti e la Cultura di Torino e dal fortunato incontro tra i tre curatori: Vincenzo Sanfo, Marisa Vescovo e Chang Tsong-zung.
Evitando la singola analisi delle opere presenti, approfondite negli interventi successivi dai curatori, credo possa essere interessante individuare alcune linee essenziali che animano gli interventi degli artisti partecipanti. Ecco allora che la parola "cosmocromia" ne riassume il significato. Una parola sola composta da due parole greche. "Kosmos" è l'universo, ma anche ornamento, fregio, decoro; il termine ha un'area di significato amplissima. E poi c'è "chroma", il colore. Ed è proprio il colore, il pigmento puro, l'elemento linguistico che caratterizza molte scelte espressive degli artisti che partecipano ad OPEN2OO5. Dunque la ricerca legata ai contrasti alle dualità, agli opposti, oltre ad emergere nei decisivi contrasti crmatici, si modula idealmente nei rapporti formali pieno-vuoto, caldo-freddo, chiuso-aperto.
Ma è presente anche l'emento ludico, ironico ed allo stesso tempo lirico dove la scultura e le installazioni dicono cose bizzarre e stravaganti con sorriso e sorridono davanti agli enigmi della vita. Forse queste opere vanno viste come le scene di un film per farci divertire ed è proprio questo da ricercare nell'arte. Una scultura che ama raccontare nello stesso tempo verità e bugie, verità che fanno un po' male e bugie che fanno un po' bene. Siamo in un periodo storico di grandi conclusioni estetiche e d'un desiderio di mettere insieme cose diverse e opposte, poichè il nostro tempo è un grande amalgama di esperienze simili e dissimili.
La forte presenza dell'America Latina e di altre numerose partecipazioni internazionali non è qui legata ad un'idea globalizzante dell'arte, ma ad una sorta di tribalizzazione. L'arte ha bisogno di confrontare le differenze, non di creare equivalenze. Ecco l'importanza di far dialogare artisti provenienti da più paesi e con esperienze totalmente diverse.Quali sono oggi i confini tra opera/oggetto, opera/materiali, opera/ambiente? Quale il suo attuale rapporto con aria, luce, spazio?
Anno dopo anno OPEN lo svelerà...
Testo a cura di Paolo De Grandis