Italia - ALDO MONDINO
Edonistica e concettosa la pittura di Mondino che coniuga la doppia possibilità aristotelica della forma in sé o per sé dell’arte e quella mescolata alla materia. Materia intesa come esotismo e cultura della diversità. La rappresentazione non è mai simbolica o solenne. Accetta da quella cultura l’abbassamento di profondità e l’amore per la cronaca. In questa l’artista trova il suo piacere. La possibilità di poter partire dal dettaglio del gesto o dalla figura, fuori da ogni esemplarità o desiderio di cogliere l’assoluto. Non esiste assoluto nella materia. Semmai trasformazione attraverso la forma. E questo è il compito dell’arte. La sua essenza. Perciò Mondino dipinge nel chiuso del suo atelier le tracce di un viaggio reale o immaginario. Non importa. Il risultato, se c’è, è sempre lo stesso. Positivamente obbligatorio. Teso a restituire e nello stesso tempo a spogliare del loro abbigliamento la figura, vista fenomenologicamente nell’apparenza dell’apparenza o di un gesto.
Poi interviene la memoria. Quella dell’arte che ha per forza dimenticato a memoria ciò che ha visto per trasfigurarlo. Il viaggio creativo, a ridosso di quello reale, produce una famiglia di quadri, parenti tra loro per stile e confezione, disegno e pittura. La parentela è rintracciabile da alcune invarianti, costituite dalla presenza del nero e di un rosso, mai violenti ma quasi a commento della rappresentazione.
Testo a cura di Achille Bonito Oliva