ITALIA - ALICE OLIMPIA ATTANASIO
L’artista Alice Olimpia Attanasio nasce a Milano, nel 1985. Nella stessa città ha frequentato l’Istituto Europeo di Design, diplomandosi nel 2008. Sin dagli inizi sceglie la pittura come espressione più importante della sua pratica artistica. Ciononostante, col tempo, inizia ad esibire anche le installazioni, facendole diventare per lei sempre più fondamentali. Nel 2009, presso la Galleria d’Arte Blanchaert di Milano, Alice Olimpia Attanasio viene chiamata per una mostra personale dal titolo Les jeux, le caprices. La svolta professionale arriva molto rapidamente. L’artista vince il prestigioso Premio Arte Laguna – Sezione Under 25 per la stagione 2009/2010, esibendo la sua pittura. Un successo che le dà con merito una buona visibilità. Recentemente, nella Galleria d’Arte San Lorenzo di Milano, Alice Olimpia Attanasio espone nuovamente in una personale. Qui sia le installazioni sia le pitture rientrano nel progetto che s’intitola Medication, destinato ad avere un seguito anche in questo evento veneziano. In via estetica va detto che l’artista ama tendenzialmente l’interazione, sia tramite l’astrazione concettuale sia coinvolgendo direttamente lo spettatore. Il filosofo Derrida ci ricordava che per gli antichi greci somministrare un farmaco è scombussolare il corpo. Di conseguenza, perché l’organismo stia bene bisogna comunque fargli del male, dapprincipio. La creatività di Alice Olimpia Attanasio allora interviene proprio sull’estetica del medicamento. La pittura ad olio su tela e le installazioni esibiscono gli scenari di una cura terapeutica più addolcita. Spesso le persone che si fanno visitare negli ambulatori o che hanno un ricovero ospedaliero temono gli strumenti dei dottori. Alice Olimpia Attanasio mostra che la flebo si fa con globuli più succosi (della caramella) che succhianti (del sangue), mentre chi cura ha fantasticamente le sembianze di un animale o di un bambino nella sua genuina innocenza, con dei flaconi a sciogliere le pastiglie di zucchero e le forbici a tagliare cordoni di pura liquirizia. Accade che a giocare soltanto per giocare sia il farmaco, ma senza alcun estetismo di maniera! La medicina risulta comunque utile e la prendiamo per un motivo molto preciso, entro condizioni o termini di rado mutabili. Ciononostante Alice Olimpia Attanasio fa in modo che noi ci curiamo esteticamente tramite un placebo. Ne deriva che la sua medicina d’arte va assunta proprio per se stessa. Nella sua essenza, il placebo è massimamente ludico.
Gadamer pensava che anche l’arte in senso lato si producesse solo per se stessa, parimenti all’attività ludica.
Nella mostra veneziana Alice Olimpia Attanasio esibisce una croce caramellosa. Alta due metri, ha una superficie di resina trasparente. Così subito ne vediamo all’interno le caramelle del placebo estetico, che formano un vero e proprio mosaico colorato, con al centro un cuore anatomico per ricordare il rapporto tra cura e psiche. Più croci dal simbolismo addolcito comparivano anche nella mostra Medication di Milano, benché in piccola dimensione. Certo nel cristianesimo la Croce è un segno tanto visivamente doloroso quanto simbolicamente riposante (nella speranza della resurrezione). Ricordiamo che l’artista si professa agnostica; infatti quest’opera non ha a che vedere con la religione, è solo il simbolo di una fede curativa. In tutti i casi, noi sappiamo che la Fede si professa unicamente per se stessa. In questo senso, anche la Croce cristiana andrebbe percepita esattamente come l’opera d’arte.
Testo a cura di Paolo Meneghetti