ITALIA - ENRICO BENETTA
L’ironia è uno spazio complesso, sfuggente eppure graffiante, è come una carezza seguita da uno schiaffo. La sua caratteristica è quella attraente della leggerezza, del sorriso che fa allargare il viso. Ma poi, disarmato l’interlocutore, fa entrare in gioco spessori e profondità, anche dolenti, che erano e sono insospettabili. Temi che colpiscono nel segno ed agitano la mente sino a farne cambiare direzione. Enrico Benetta è artista maturo che usa l’ironia come materia della sua arte, insieme al ferro, all’acqua e alla pittura. Non si può infatti non sorridere alle sue proposte e non essere sorpresi che il primo gioco da lui inscenato, sia un fuori scala, sia una citazione, sia un’affabulazione fantastica di oggetti surreali, non si fermi a quella seduzione ma che immediatamente dopo introduca a delle considerazioni sempre di sostanza. Enrico Benetta, è un cantastorie tridimensionale che non può prescindere dalla spazio in cui raccoglie le sue emozioni e la scrittura che, come la parola, sono il mezzo del racconto. Allegria e poesia sono le due tracce da cui non si discosta mai e con esse si diverte a creare dei veri e propri allestimenti fatti di calligrafie e oggetti, sempre fuori misura, che sembrano pescati, novello Alice, da un suo Paese delle meraviglie o suggeriti da una scrittura acuta e favolistica come quella di Italo Calvino. Ma ad ogni allestimento corrisponde sempre una morale, un’esperienza, un apprendimento ed un monito di chi sa apprezzare la gioia e la ricchezza della vita, ma che anche può vederne le difficoltà. Più recentemente ogni tanto si rabbuia e nuovi temi turbano la fresca superficie dell’acqua, un elemento che ci avvolge ma che anche ci separa. Le sedie da tondeggianti tonet sovra misura, si fanno rigidi troni silenziosi che si guardano l’uno l’altro senza proferir parola. La materia importante e antica come il ferro, diventa rugginosa e spigolosa. Tiene la distanza. Un filo torto che impedisce la seduta cerca l’ironia dell’impossibile, ma arretra di fronte alla chiara negazione. L’acqua si fa specchio e riflette la natura circostante, sembra voler superare il buio. Benetta si è dunque fatto più riflessivo e senza, con correttezza, rinunciare alla sua caratteristica favolistica sperimenta ambienti dal chiaro scuro più accentuato. È vero, la scena si fa più composta ed i rumori che erano chiassosi si organizzano, con ritmi più misurati, ma è anche vero che il racconto non rinuncia mai alle piccole citazioni e ai freschi rimandi di un mondo che non è nostro, ma che è dell’artista che lo crea. A noi il divertimento e la suggestione di visitarlo.
Testo a cura di Angelo Bucarelli