Italia - FEDERICO SEPPI
Federico Seppi, o della natura
Tutto è lecito nell’arte contemporanea. Molto profuma di già visto, di sperimentazione già sperimentata. È inutile dibattersi nelle acque della contemporaneità: è la corrente che ti trasporta, spesso lontano dalla riva.
Non è così, però, per quegli artisti che non rinunciano al cordone ombelicale con il loro territorio natio, con la primigenia spensieratezza del fare. Uno di questi è Federico Seppi che, senza mai scadere nell’arrocco su posizioni attardate, impasta i materiali della natura, sporcandosi le mani e lasciando limpida la propria anima. Per lui non è un vezzo estetico modellare la resina o ascoltare lo sciogliersi del ghiaccio o scavare un tronco; è invece un’urgenza. Il suo rapporto intimo con la natura non è una moda macrobiotica: accanto ai boschi lui ci è nato, sugli aghi di pino, pungenti e odorosi, giocava da bambino. Si tratta quindi della necessità di partire da quanto conosce, in maniera quasi uterina. Non ci sono sofismi letterari. Questo testo stesso è di una disarmante inadeguatezza rispetto al binomio semplicità/purezza (del messaggio e delle forme) espresso dalle sue opere. Le stalattiti che compongono l’installazione qui presentata non sono elementi della coreografia di un balletto: si tratta dell’irruzione di un elemento naturale in un contesto urbano, che non passa attraverso la visita ad un parco tematico, bensì attraverso la coerenza di un artista che vive l’elemento-natura come parte integrante e completamento della propria indole.
Testo a cura di Gabriele Lorenzoni