ITALIA - GAETANO K. BODANZA
Ventiquattro personaggi, dalla travolgente visionarietà, sembrano usciti da un tubetto di colore tanto è densa la loro corporeità, poi plasmata dalla tecnologia digitale per non concedere nulla alle sbavature e prediligere un virtuosismo formale che odora di plastica e resine. Sono le immagini intitolate Faces che compongono la grande installazione di Gaetano K. Bodanza per l’evento OPEN di Venezia. Una sorta di gigantesca giostra, che non gira su se stessa ma fa girare l’osservatore lungo la sua circonferenza, proponendogli uno scambio frontale di sguardi con questi insoliti personaggi, sinistri e al contempo burleschi.
Seconda natura è il titolo dell’opera, appartenente al nuovo ciclo dell’artista italiano, recentemente presentato alla Galleria Moretti & Moretti di Parigi, dove un futuristico scenario sviluppato su tre metri di lunghezza dà i natali ai personaggi di Faces. È un paesaggio affollato e brulicante di forme, gesti e sguardi, che in parte riconosciamo nell’installazione veneziana.
Avulsi dal contesto di una folla entro la quale dobbiamo attentamente cercarli e riconoscerli, qui si stagliano in fondali dalla saturazione monocromatica, come si trattasse di una fototessera proveniente da un mondo alieno.
Dalla folla di ominidi, insetti, personaggi dei cartoons e piccoli balocchi Bodanza estrapola così dei ritratti a tinte forti, che in tutta la sua produzione si affiancano ai miti e alle icone dello spettacolo, della pubblicità e della storia dell’arte, da Superman a Mickey Mouse, dalla Nike di Samotracia a Marylin, da Bambi ai nativi d’America. Metabolizzando Walt Disney, Hollywood e in genere il mondo dello spettacolo, così come la ricerca scientifica osservata sul fronte della genetica e dell’ecologia, Bodanza ha sempre teso la corda fra vero e fiction.
Ora da quella corda l’artista approda a una seconda natura, che al vero più vero del vero, ottenuto per via di grande sapienza tecnica sia in pittura sia nella scultura in vetroresina, affianca una più intensa dose di visionarietà. Perché i personaggi di Faces non hanno più nulla di realistico, ma ci guardano con occhi penetranti e dialogano con noi attraverso gesti ed espressioni dai quali potremmo trarre un curioso manuale sui sentimenti umani.
Testo a cura di Sabrina Zannier