Italia
Gianfranco Meggiato
La natura profonda della scultura
Come nei tempi antichi, la scultura deve riappropriarsi della propria natura più profonda, […] implicare la sofferenza e la continua e mai doma ricerca dell’artista, che, solo attraverso una lenta appropriazione delle tecniche esecutive, (quasi come in un processo iniziatico) riesce infine a concretizzare l’immagine mentale della sua opera […]. Sfida ultima è l’utilizzo dei materiali e delle tecnologie antiche, (come la fusione in bronzo a cera persa) per indicare, attraverso forme astratte, nuove vie e nuove emozioni. (Gianfranco Meggiato, La mia scultura)
[...] Tenendo conto delle riflessioni del nostro artista sul suo lavoro, un elemento che va innanzi tutto sottolineato è quello che riguarda il rapporto fra esterno e interno delle forme che Meggiato ci offre; non si tratta qui solo del contrasto fra vuoti e pieni, fra superfici concave e convesse, fra luci e ombre, quanto piuttosto di una mappa psicologica da percorrere. [...]
Dalla superficie è necessario penetrare, seguendo le sue mani, nelle cavità interne alla ricerca di un nucleo centrale, percorrendo il microcosmo di un sistema planetario e di un movimento orbitale in contrazione.[...]
Ma queste introsculture di Meggiatonon lasciano spazio all’indeterminatezza; e se il loro modo di parlare all’uomo che cerca se stesso è interrogante e drammatico, esse sanno tuttavia occupare e contenere lo spazio in modo autorevole, significante e concluso.
Curatore Gianfranco Meggiato
Testo a cura di Paolo Levi