Gianmaria Potenza

 

Gianmaria Potenza

Italia • Italy

Per la varietà dei suoi moduli/corpi/geometrie Potenza ha individuato in scultura le forme della sfera e soprattutto dell’ovale per noi ribadibile come origine e contenitore concluso, primigenia scultura ideale che riconduce al concetto della nascita. Nel suo ricercare linguistico, nell’idioma della geometrico/fisica Potenza ha reso mobili questi corpi levigati o politi, concorrendo ora lo spazio luminoso al gioco dei riflessi e delle ombre ma soprattutto della mobilità. Modificando le staticità della scultura l’artista ha compiuto una variazione al peso del corpo bronzeo permettendone un vero e colto dinamismo.

Pullulano “nella” superficie questi moduli, quelle parti organiche tipiche del suo lavoro, tanto da poterne quasi costituire l’intera materia, ma ora, lontano da ogni riferimento alle sfere tutte solcate, ferite percorse dal segno di Pomodoro (come un occhio distratto potrebbe cogliere) le sculture di Potenza interrogano la luce e lo spazio. I meandri regolari (cui altri critici hanno dedicato storiche e complesse derivazioni formali dall’oriente musivo sino a Vienna) scorrono fendendo la luce e permettendole di interagire, sprofondare, costruire una “pelle” del bronzo che ne riveli la tattilità divenendo narrazione plastica. È penetrare visivamente come sospiro di luce nel corpo in moto della scultura che svela la complessità del “luogo plastico” di Potenza: costruire l’oggetto e contemporaneamente negarne l’essenza per entrare, quasi il suo segno si ripetesse ineluttabilmente nella “spirale” dell’aria, in un’atmosfera che da pesante si fa leggera. Così, in questo suo “esperire” il bronzo, divenuto anche intenso riflesso d’oro, permette al suo alchemico hortus conclusus un ennesimo viaggio. Sculture in bronzo, dalle acque veneziane alle terre dove troveranno un nuovo sole.

Luca Massimo Barbero