Una fanciulla con i seni gonfi, la mano sinistra appoggiata sul ventre, lo sguardo rivolto al domani. Al Lido arriva la scultura monumentale di Marco Cornini, una delle sue feminae contemporanee con tanto di mascara sulle ciglia e rouge à lèvres. Gli ho lanciato la sfida qualche mese fa, mentre girellavo nel suo studio ingombro di pezzi ultimati, bronzi, ma soprattutto terrecotte ormai storicizzate da tante mostre. Per partecipare a OPEN 12 ci voleva un’opera di grandi dimensioni, qualcosa che riassumesse la sua poetica incentrata sull’eterno femminino. Questo enorme busto di donna perfetto nelle proporzioni e costruito rispettando le regole della grande scultura classica, mutua dal passato l’idea della bellezza e il tema sacro della maternità. La prima dea Mater della storia risale al Neolitico, se si considerano le numerose Veneri ritrovate in tutta Europa. Nei secoli, con le migrazioni dei popoli e lo sviluppo di diverse culture, i ruoli della Mater si miniaturizzarono in diverse divinità femminili. Di qui Gea assumerà personificazioni distinte, per esempio, per sovrintendere all’amore sensuale (Ishtar-Astarte-Afrodite pandemia-Venere), alla fertilità delle donne (Ecate triforme, come tre sono le fasi della vita), alla fertilità dei campi (Persefone/Proserpina), alla caccia (Artemide/Diana). Ma da dove viene questa figura protettrice? Nella Teogonia Esiodo spiega come dopo il Caos, venne a regnare Gaia degli ampi seni, progenitrice degli dei dell’Olimpo. Da sola e senza congiungersi con nessuno generò Urano (il cielo stellato), Ponto (le sterili profondità del mare) e le montagne. In seguito, si unì ad Urano dando alla luce Oceano, Ceo, Crio e i Titani. Dopo di loro nacque Crono (il tempo), il più furbo e terribile dei suoi figli, che prese a odiare il suo potente padre spezzandone il potere. Ma Crono, divenuto il più grande degli dei, cominciò a nutrire il timore di essere spodestato dai propri figli, così prese a divorarli appena partoriti dalla moglie Rea. La donna, disperata, si rivolse dunque a Gea nel tentativo di salvare la sua ultima creatura, Zeus. Con lui prende forma la prima religione panteista organizzata in una rigida gerarchia. Gea, la Madre di tutti i viventi resisterà solo nei poemi epici e nelle leggende, ma il suo segreto onnipotente, la capacità di trasmettere la vita, è giunto intatto sino a noi. Dalla Dea dei serpenti realizzata a Creta all’inizio del secondo millennio a.C., alle statuette sarde recuperate vicino a Cagliari in Sardegna, collocabili nel Neolitico recente; dall’arte fittile degli antichi greci, ai mosaici bizantini; dalle statue dedicate a Venere durante l’epoca classica, fino alle Madonne di tutta la pittura cristiana, la dea Madre ha mantenuto la sua forza protettrice capace di controllare gli eccessi del genere umano. E Cornini ne colloca una contemporanea al Lido, di fronte al mare, con quegli occhi distanti che come recita il titolo sono capaci di guardare oltre.
Testo a cura di Anna Caterina Bellati