margherita michelazzo
 
ITALIA - MARGHERITA MICHELAZZO

 

... paradosso di 4 archi uniti alle estremità e leggermente rotanti, pensiero divergente... raggi di telescopio a rifrazione per le orbite delle Lune di Giove... eccentricità ed inclinazione dei piani... struttura fissa portante ma elastica, in tensione, movimentata da sovrapposizione di segmenti di arco a significare la relatività dei moti sidereo e sinodico, del disegno dell’universo e forse delle nostre prospettive. Caos o armonia, risposta agli umori variabili del vento... attesa di suoni... gioco di luci ed ombre su dimensioni apparenti. Colore che affiora dal cor-ten come regolite lunare. Librazioni di una stessa faccia tra Terra e Sole, lungo l’epicicloide che rimane fedele alla concavità verso la luce. 38 dischi, le fasi della Luna per nascere.  

Margherita Michelazzo  

La Luna va oltre, lambisce il mito, supera i limiti imposti e insegue l’infinito della creatività; luce, fonte che ammalia e che da sempre tiene salde le redini della fantasia umana.
Senza fine sono i nomi di coloro che si sono lasciati avvolgere ed incantare dal suo chiarore, abbandonati tra il dolce cullare e il libero sognare. Il potere evocativo del satellite terrestre ha illuminato anche la fantasia di Margherita Michelazzo che, attraverso le applicazioni e i disegni utilizzati da Galileo per i suoi studi sulla selenografia, giunge ad elaborare l’installazione: Le lune di Galileo. Lo scienziato toscano quindi oltre ad averci spalancato gli occhi e la mente con le sue scoperte ed intuizioni, tramite i disegni dimostra di essere un provetto illustratore e pittore.
Il lavoro di Margherita Michelazzo parte dallo studio del Sidereus Nuncius di Galileo e dalle prime raffigurazioni realistiche della Luna della Storia, per poi creare un’opera ambientale composta da quattro archi di eguali dimensioni, ad anamnesi delle quattro Lune di Giove scoperte da Galileo e da trentotto dischi in corten, residui di lavorazioni industriali, martellati ed ossidati naturalmente e non, per conquistare una superficie scabra ed ineguale. I dischi lunari sono trentotto come le settimane, le Lune necessarie all’uomo per immergersi nella vita e trasformarsi in crescita esistenziale.
Astro dei ritmi vitali, per il suo ritorno alle armonie iniziali, la Luna è simbolo del tempo che scorre, come la ruggine che avanza e come il movimento e il suono, che i tondi metallici raccontano. Un eterno oscillare tra soffio primordiale e fine perenne, che investe la Luna, grazie alle sue fasi successive e regolari, simultaneamente come simbolo del reale e del sogno.
 

Testo a cura di Alberto Mattia Martini