Italia
Sandro Chia
La Scultura di Sandro Chia tra forma e sentimento
La scultura di Sandro Chia è la naturale prosecuzione della sua opera pittorica che, al suo interno, coltiva una forza plastica data dal segno potente e deciso e dai volumi fortemente segnati, in questo caso, dal colore. Nella scultura, invece, anche se a volte accompagnata da tocchi di colore, a farla da padrone è la materia che Chia controlla, plasma e modella in una sorta di lotta di cui sono evidenti i segni e le ferite, i quali muovono i piani e creano movimenti e riflessi tali da restituirci la percezione di quel sentimento del colore che è per Chia un dato inalienabile. L'opera di Chia, sia pittorica che scultorea, è un lungo percorso all'interno dell'arte che egli scandaglia, rivisita, trasforma incessantemente. La sua golosità artistica è onnivora e non ha timori nè reverenze; egli prende da ogni dove quanto gli è necessario per cibarsi e nutrirsi, in una forma di cannibalismo trimalcionico, digerendo tutto quanto la storia dell'arte ha prodotto e che, attraverso una sua personale forma di manipolazione, egli impasta, scarnifica, reinventa dando nuova vita a forme e immagini che sono ormai entrate nel nostro sentire quotidiano. Nella scultura questa manipolazione è ancora più evidente e le forme, ancorché classicheggianti, albergano al loro interno, in una sorta di vita nascosta, tormentata , barbarica, medesimo tempo aggressiva e docile, elegante e sfrontata, evocatrice più di certa grande scultura trecentesca o medievale che della scultura rinascimentale michelangiolesca. Le forme scultoree di Chia sono virilmente possenti, forti, tali da pretendere e ottenere sempre attenzione, in modo tale da divenire a volte scostanti nella loro incapacità di essere scultura puramente decorativa, ed in questo più vicine alla Pietà Rondanini che alla vaticanesca Pietà; una scultura quindi più sofferta, più umanamente vicina a noi e che, in quel senso di non finito, trattiene tutta la forza di un gesto artistico universale e trasversale, dalla forte componente espressionista di cui Chia è padrone assoluto. Nella scultura di Sandro Chia è plasticamente evidente il suo intervento diretto, laddove il bronzo riporta i segni delle sue manipolazioni e l'intervento deciso di una mano che ha scandagliato la materia, plasmandola e domandola al suo volere. Proprio in questo evidenziare la sua presenza manipolatrice sta, a mio avviso, la particolarità della sua opera scultorea poiché mantiene in sé il senso vivo e vibrante dell'atto creativo. Quella di Chia è una scultura selvaggia, tormentata, non una scultura da accarezzare e contemplare ma da vivere, domare, fare propria, in una forma di pulsazione dai connotati eroticamente avvolgenti: una scultura figlia di questi nostri tempi inquieti ed inquietanti, che nascondono, sotto l'apparenza di una società opulenta, tutto il disfacimento di valori e sentimenti che è di fronte a noi. Ecco la scultura di Chia e il riflesso di queste inquietudini, di questo tormento, sono la cartina di tornasole della nostra umanità.
Curatore Vincenzo Sanfo