Italia - Tarshito

Attraverso la sua consuetudine e profonda amicizia con la realtà dell’India, l’artista italiano Tarshito ha messo a punto un universo simbolico personale e originale, nel quale appaiono elementi ben riconoscibili, alcuni di antichissima tradizione, rimodellati fino a dar vita a un linguaggio individuale declinato attraverso esperienze di pittura, scultura e installazione.

In un gruppo di sculture, il fiore di loto diviene una sorgente e numerosi boccioli di loto si collegano a formare delle fonti articolate, in cui l’acqua scorre collegando i vari elementi fino a farne un’unità complessa.

In un altro progetto, le forme di antichissimi strumenti musicali si dilatano fino a divenire sedili, abitacoli, architetture singolari, in cui il corpo dell’esecutore è trasformato e compenetrato dall’armonia che produce.

Altrove appaiono altri simboli come la mano, le radici, il vaso, tutti elementi presenti nelle iconografie sacre.

La forma forse più caratteristica nel vocabolario simbolico di Tarshito è proprio il vaso. Un vaso dalla forma archetipica, universalmente riconoscibile, che ha volutamente l’impronta di tutte le culture e di nessuna in particolare, ed esprime, attraverso la sua linea connessa a simbolismi profondi, la consonanza, l’amicizia: l’accogliere, il ricevere, il corpo che recepisce e genera, il non chiudersi dell’anima che cerca e mantiene una condizione ricettiva verso l’esterno. Di questa forma ricorrente Tarshito ha prodotto numerose varianti, fra le quali quella proposta a OPEN 14. Il vaso è qui ricoperto da una moltitudine di piccole mani aperte in un gesto che offre, saluta, richiama, aggiungendo ulteriori connotazioni alla grande forma accogliente di base che crea la risonanza simbolica di fondo della scultura.

 

Testo a cura di
Gloria Vallese