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WOLFGANG ZINGERLE

La forma non si crea: esiste già. Il problema è piuttosto trovarla, andare a scoprire dove si annida, perché, quali elementi l’hanno determinata. Questo, in fondo, è l’obiettivo della ricerca di Wolfgang Zingerle, ricerca inesauribile ma continuamente feconda e tale da produrre continuamente nuove aperture, nuove risorse: come il delta di un fiume, che si ramifica a ogni passo in nuovi e inattesi canali.

Naturalmente, non tutte le forme sono portatrici di senso: la forma semplice, che esiste già in natura ed è risolta in se stessa, potrebbe soltanto essere replicata, ripetuta o imitata. Ma per Zingerle, come per gran parte dell’arte moderna, l’interesse non sta nella mimesis e ancor meno nello sfoggio di abilità. Quindi è necessario qualcosa d’altro, una forma in qualche misura incompleta, parziale, suscettibile di trasformazione, addizione, intervento. Una forma, in particolare, posta proprio all’incrocio di natura e di storia, di spazio e di tempo, di evoluzione spontanea, o meglio meccanica, e di cultura. Qui, in vista di questa terra promessa, può annidarsi l’opera d’arte e trovare le circostanze giuste per la propria genesi e il proprio sviluppo, di volta in volta impetuoso o lentissimo, immediato o protratto nel tempo.

L’artista altoatesino non si pone limiti quanto a modi e tecniche: ha esordito come pittore astratto, gestuale, reagendo forse al “clima” incontrato a Bologna, la città dove si è formato e ha mosso i primi passi autonomi da pittore: un clima ancora fortemente segnato dalla cultura dell’informale e da una riflessione lungamente protratta a proposito della pittura di segno e di gesto, dall’action painting al colorfield all’ultimo naturalismo.

Poi però, ritornato a far base nel suo luogo d’origine, la Val Pusteria, un lungo corridoio naturale aperto da Bressanone all’Austria e avvolto dalle montagne, i linguaggi di Zingerle si sono moltiplicati, le sue abilità differenziate e le sue tecniche arricchite: oggi padroneggia la pittura come la scultura, l’installazione come la land art.

[...] Grazie alla complicità di una grande officina del vetro, quella di Adriano Berengo a Murano, fra gli studi più aperti all’utilizzo innovativo cioè creativo del vetro. Qui Zingerle ha avuto modo di salire un’altra volta di gradum, riprendendo in considerazione la matrice della forma attraverso quel materiale prezioso e fragile, sontuoso e versatile che è il vetro: e ne ha ottenuto una ricchezza di possibilità espressive e di effetti cromatici che ha pochi precedenti nell’arte contemporanea.

testo a cura di Martina Corgnati

Wolfgang-Zingerle