Paesi Bassi
ERIK WIJNTJES
Il Burka
Quasi cinque anni fa avevo ancora uno studio a Rotterdam, pieno di opere e impressioni raccolte negli anni precedenti in cui avevo lavorato in altri paesi.
Rotterdam prevedeva un programma di studi secondo il quale chi intendeva diventare insegnante veniva nel mio studio per incontrare un artista e approfondire il processo di creazione di un’opera. Erano piccoli gruppi di studenti ai quali, ogni volta, raccontavo la storia delle opere presenti nel mio laboratorio.
Uno di questi era costituito da cinque donne vestite in nero, che sono entrate senza dire una parola e si sono fermate al centro dello studio come se fossero una persona sola. L’unica cosa che riuscivo a vedere erano i loro occhi, sebbene il loro sguardo fosse sempre distolto.
Ho raccontato loro del mio lavoro cercando di stabilire un contatto, ma sembravano soltanto stare lì, immobili.
Dopo una mezzora circa, concluso il mio racconto, ho chiesto loro se avessero domande o commenti e le cinque donne hanno iniziato a interrogarmi dimostrando di aver seguito la mia esposizione con grande attenzione, tutte parlando con un marcato accento di Rotterdam, che strideva profondamente con il loro abbigliamento. Inaspettatamente, hanno tirato fuori telecamere e registratori formulando osservazioni molto pertinenti nel tipico accento locale.
Dopo la loro visita, ho iniziato a lavorare su una forma astratta con un’apertura per gli occhi.
L’apertura rende la forma figurativa e non ha nulla a che vedere con l’immagine della paura che ci viene trasmessa dai mezzi di comunicazione.
Mi reputo molto fortunato per questa possibilità di esplorare la bellezza che si cela dietro la paura.
Ovviamente il Burka è solo una delle tante piccole idee che contraddistinguono la mia opera.
testo a cura dell’artista