Svizzera - TAMARA BIALECKA
L’idea di Eye in the well, l’occhio nel pozzo, nasce da un sogno fatto a capodanno del ‘93 … “Quando sono arrivata da Milano a N.Y. e sono andata direttamente nella discoteca Limelight, chiesa sconsacrata, a ballare. Lì ho preso due extasy ed ho ballato fino alle 05.00. Sono entrata in una gabbia che hanno sollevato, ed è stata un’esperienza bellissima ballare vedendo la moltitudine di gente ad ogni piano, ed il pulpito dove una volta si teneva la messa anche pieno di persone, ed il DJ che intercalava musica techno con musica di Bach.
Poi ho preso un taxi e sono andata a Brooklyn per vedere Manhattan alle prime luci dell’alba.
Il tassista greco mi ha portata in un posto speciale, pieno di sculture in ferro all’aperto. Erano -5 gradi penso, c’era un forte vento, il suolo era ghiacciato, ed io avevo addosso una lunga pelliccia nera di pelo finto come suggeriva la moda di quegli anni… E mi son lasciata trascinare dal vento ed ho fatto ‘sci sul ghiaccio’, coi miei stivali neri coi lacci, che erano in seguito diventate le mie uniche scarpe quando sono andata ad abitare a Brooklyn. Mi son lasciata trascinare dal vento con le braccia aperte come una vela in questa distesa di ghiaccio guardando le mille luci di Manhattan all’alba. Ho chiesto al tassista di portarmi a Manhattan in un afterhour. Così sono andata al The Tunnel. Bellissimo. Altre extasy e poi ad una festa privata nella Lower East Side.
Quando la sera del 1 gennaio mi sono guardata allo specchio nel bagno, dove nel loft la festa continuava, ho notato che le mie pupille erano così grandi che coprivano totalmente l’azzurro delle mie iridi.
In quel momento ho pensato a cose profonde, profonde come il mare e come l’universo.
In quel momento ho pensato alla nascita, alla morte, alla luna, al cielo e di nuovo all’universo.
In quel momento ho pensato di unire l’acqua, simbolo della nascita, con il buio profondo dei buchi neri, dello sconosciuto, del mistero dell’uomo, del suo cervello che è in se stesso e già di per sé un universo, per noi ancora sconosciuto.
Mentre facevo queste dissertazioni, ho sentito bussare forte alla porta, e mi hanno svegliata.
Hanno chiesto una volta a Serrano in un’intervista: ‘Che cosa è cambiato nella sua vita da quando è diventato famoso?’. Lui ha risposto: ‘Sono contento di non dover vendere più droghe per sopravvivere’.
Se mi ponessero un giorno la stessa domanda risponderei: son contenta di non dovermi più prostituire per sopravvivere…”
Testo a cura dell’artista