Taiwan R.O.C. - CHEN CHUN-HAO

 

Chen-Chun-Hao

Dal 1997, Chen Chun-Hao ha intrapreso e intensificato un progetto costituito da diverse serie di opere realizzate con “chiodi”. Dalle prime forme astratte con effetti di luce alle opere di “scrittura” con caratteri cinesi per giungere all’attuale riproduzione dei capolavori tradizionali cinesi, Chen Chun-Hao ha sempre e solo utilizzato la pistola sparachiodi come suo unico strumento di lavoro, conficcando innumerevoli sottilissimi chiodi in acciaio inossidabile, detti “mosquito nails”, nella superficie bidimensionale della tela.

Le sue riproduzioni dei paesaggi cinesi del Palace Museum di Taipei contengono sia una mimica post-coloniale che un potere fenomenologicamente sovversivo. Ricreando e copiando i capolavori nella loro dimensione originale con ogni dettaglio, come ombre, densità, luce e consistenza, Chen Chun-Hao non soltanto consolida lo status intrinseco del “capolavoro tradizionale” ma, aspetto più importante, sostituisce e sfida gli strumenti di lavoro ortodossi, pennello e inchiostro, fino a oggi veri e propri simboli dell’artista e dello scrittore, in un’impresa formidabile in cui la tela viene letteralmente crivellata di chiodi (ne servono da mezzo milione a un milione per ogni opera).

In una delle prime serie, Chen ha sviluppato questa sua tecnica caratteristica utilizzando gli ideogrammi cinesi per riprodurre famose calligrafie. Le sue attuali riproduzioni di dipinti di paesaggi comprendono quelle di tre opere iconiche del X e XI secolo del National Palace Museum: Early Spring di Guo Xi (158,3 x 108,1 cm), Travellers Among Mountains And Streams di Fan Kuan (206,3 x 103,3 cm) e Wind in the Pines Among a Myriad Valleys di Li Tang (188,7 x 139,8 cm).

Interessante è notare, tuttavia, che la sua opera per OPEN rappresenta un’enorme silhouette nera di fronte a una tradizionale raffigurazione di un paesaggio. Con le braccia levate a vietare l’accesso, il gesto di questo fantomatico personaggio potrebbe essere una dichiarazione sul rapporto di Taiwan con la Cina in senso storico, culturale o politico, mentre il titolo dell’opera, Non-nuclear Landscape, suggerisce una dimensione di significato alquanto diversa che, vale la pena sottolinearlo, riafferma le connotazioni idealistiche della pittura paesaggistica tradizionale mettendo le sue immagini al servizio di un tema di grande attualità.

 

Testo a cura di Yang Wen-I