Taiwan R.O.C. - KAO TSAN-HSING
Le opere scultoree in ferro e acciaio inossidabile di Kao Tsan-Hsing hanno arricchito e ampliato notevolmente l’orizzonte dell’arte taiwanese in un periodo in cui la creazione artistica tridimensionale, contrapposta alla pittura a olio e inchiostro tradizionale, stava appena iniziando a riconquistare terreno dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Dopo essersi laureato presso la prima Facoltà di Scultura di Taiwan dell’Università Nazionale delle Arti di Taiwan nel 1969, Kao si è completamente dedicato all’esplorazione delle possibilità del ferro e dell’acciaio, materiali emblematici della produzione industriale, e dell’interazione tra il loro volume, le loro dimensioni, la loro massa, il loro colore e la loro lavorazione tecnica (fusione, forgiatura o saldatura). Il risultato è una padronanza perfetta dell’equilibrio stilistico tra il peso effettivo del materiale e una leggerezza organica, tangibile e uniforme, come anche tra le graduazioni della consistenza e del colore della superficie.
Dal 1990, confrontandosi con il cambiamento ecologico globale, Kao infonde un contenuto sociale nella sua scultura, precedentemente astratta. Emergono figure umane e vengono proposti temi ambientali. Nel suo lavoro ecologico attorno al 2004, Kao ha realizzato un importante corpus di opere “verdi” sia elusive che perspicaci.
I suoi materiali di recupero, rottami di ferro e acciaio, sono sottoposti a una trasformazione dal loro peso massiccio originario nel suo opposto, in qualcosa di leggero, fragile, delicato e dissolvibile. Le simulazioni di prati verdi hanno una natura antropomorfica, come nella mostra Rhapsody in Green alla Biennale di Venezia 2013. Inanimati, eppure apparentemente dotati di vitalità, questi materiali industriali trasformati in opere d’arte spingono a domandarsi se possano avere qualcosa da dire nella nostra attuale eco-crisi globale.
In Ecocline, opera scultorea per OPEN, Kao ha creato un pezzo narrativo ricco di giocosità. Sottoponendo il materiale a varie trasformazioni, l’artista riesce a infondere in un’enorme scultura di oltre 60 chilogrammi un senso di leggerezza e delicatezza, se non fosse per i prati verdi sospesi nell’aria che suggeriscono uno stato di deriva trasmettendo una sensazione di disagio.
Testo a cura di Yang Wen-I